Va bè..... abbiamo già cianciato troppo, iniziamo con le robe serie
Copincollo un mio intervento da altro forum: Cagiva Elefant!!!!! (forza Mostro!!)
- La storia.Nata a Varese nel 1950, l’azienda di minuterie metalliche fondata da Giovanni Castiglioni entra nel mondo delle moto nel 1978 quando, rilevata la Aermacchi-Harley Davidson, Castiglioni ne cambia nome con un acronimo: Cagiva, da Castiglioni Giovanni Varese. Da questo momento comincia l’avventura della Cagiva, un Marchio che ha dato vita ad alcune moto che hanno saputo farsi apprezzare. Nella seconda metà degli anni ’80, cercando di espandersi sul mercato delle moto, la Cagiva crebbe acquistando, oltre all’Husqvarna ed alla Moto Morini, anche la Ducati.
Alla fine del 1983 il primo frutto di questa acquisizione viene mostrato al salone del Ciclo e Motociclo di Milano, nel cui contesto, assieme ad altri prototipi di moto, la Cagiva presenta una grossa enduro con motore Ducati 750: la prima Elefant.
La linea della moto è da fuoristrada classico: dispone di un alto parafango, di un serbatoio di forma triangolare, di un lungo sellone e di altri elementi tipici di questa classe di motociclette. L’unico accenno di innovazione estetica è dato dagli indicatori di direzione che sono montati sui fianchi del serbatoio.
Passando alla parte meccanica, invece, assolutamente fuori dall’ordinario per una enduro è il motore. Si tratta infatti del potente bicilindrico desmodromico della Ducati, seppur presentato con un’importante modifica rispetto alla versione utilizzata sulle Ducati 750: la testa del cilindro posteriore è infatti ruotata di 180° per portare l’aspirazione al centro della V dei cilindri e permettere così il montaggio del monoammortizzatore in posizione verticale assieme ai leveraggi dell’articolazione progressiva Soft Damp. Tale modifica consente anche di ottenere una migliore sincronizzazione all’apertura dell’ acceleratore, dando però origine a qualche problema allo scarico perchè la lunghezza dei due collettori risulta differente e verrà compensata solo successivamente nella progettazione della Ducati 916 con un collettore a "S" al cilindro posteriore.
Nell’autunno del 1984, al salone di Colonia, viene presentata la moto in versione di preproduzione, leggermente modificata rispetto al prototipo: gli indicatori di direzione ritornano ai lati del manubrio, in posizione tradizionale; la forcella è Marzocchi, il freno posteriore è a disco ed il motore ha una cilindrata più contenuta, di 650 cc. La moto viene commercializzata poco tempo dopo, unitamente alla cilindrata di 350cc, e da questo momento godrà di un buon successo commerciale dovuto anche alle brillanti prestazioni ottenute nella Parigi-Dakar, il famosissimo rally Africano.
Le Elefant ottengono un ottavo posto nel 1985 (terze fino a due giorni dalla fine della gara), il ritiro di Auriol e la morte di Marinoni nel 1986 (deceduto due giorni dopo la fine della gara a causa delle lesioni riportate in una caduta), un nuovo ritiro di Auriol nel 1987 (quando tagliò il traguardo con entrambe le caviglie spezzate da una caduta), un sesto posto nel 1988, bissato da Orioli l’anno successivo, il primo, secondo e settimo posto nel 1990, ed il quinto, ottavo e venticinquestimo posto nel 1991. Nell’anno successivo la Parigi-Dakar cambia fisionomia e percorso, tuttavia Cagiva riesce a piazzare cinque moto tra le prime dieci. Nel 1995 l’Elefant torna sul podio con il secondo posto di Arcarons, mentre nel 1996 e 1997 Gallardo ottiene rispettivamente il quinto e secondo posto.
E’ tuttavia il canto del cigno dell’Elefant, la cui produzione cesserà nel corso del 1996.
- La prova su strada.
Stando ai tester dell’epoca, la prima cosa che colpiva della Cagiva Elefant era la sua stazza. Veniva giudicata una moto possente, quasi da giganti, ma le dimensioni ed il peso non li intimorivano nel trattarla senza riguardi in fuoristrada.
Il motore era giudicato fluido e schietto, con una grande elasticità che premiava la facilità di guida. Nella guida in città era docile anche ai regimi più bassi, mentre salendo di giri denotava una leggerissima incertezza a metà arco di utilizzo, per poi allungare anche oltre le speranze. Questa caratteristica di mantenere per lungo tempo alti regimi senza accusare problemi lo faceva giudicare adatto ai trasferimenti autostradali.
Contesto nel quale il pilota non soffriva granchè, aiutato dalla sella ampia, dalla corretta posizione delle pedane e dell’altezza del manubrio e dalla protezione, insospettata, del cupolino che però pagava uno scotto in termini estetici.
Nella guida in fuoristrada venivano apprezzate la capacità di derapare ed il bilanciamento dei pesi durante i salti. Anche durante le impennate la Elefant si dimostrava ben guidabile, anche se alle sospensioni posteriori veniva rimproverato di raggiungere il fondocorsa troppo facilmente. Infine, la frenata era giudicata molto potente in tutte le situazioni.
- I dati tecnici dichiarati (Elefant 650).
Motore: bicilindrico a V di 90°, quattro tempi, due valvole con distribuzione desmodromica con camme in testa, rapporto di compressione 10:1, coppia massima 5,86 kgm a 6.000 giri e potenza massima 52,4 cv a 7.500 giri.
Cambio: a 5 velocità.
Frizione: multi disco a secco.
Telaio: -
Sospensioni: forcella teleidraulica all’anteriore, forcellone oscillante con monoammortizzatore regolabile al posteriore.
Freni: anteriore e posteriore a disco.
Dimensioni: peso a vuoto dichiarato di 182 chili.
Prestazioni dichiarate: -
Esemplari prodotti: -
Curiosità: nel 1987 si calcolava in 161 lire per chilometro il costo della Elefant. Di queste facevano parte 71 lire per il carburante, 63 per gli pneumatici e 27 per la manutenzione. Il costo annuo veniva calcolato in 1.140.471 lire per l’ammortamento, 23.400 lire per la tassa sulla proprietà, 243.700 lire per l’assicurazione. In totale 1.407.571 di lire all’anno, pari a 3.856 lire al giorno!
- Fonti.
Tuttomoto 3/1987;
Due Ruote 5/1987;
http://www.cagivaelefant.it

Foto:
http://www.gruppozonarossa.it,
http://www.motorstown.com.
3.400 lire al giorno di spesa!!
