beniamino ha scritto: ↑gio gen 09, 2025 3:12 pm
Non so come trattare l’argomento: ho a che fare con una moto di tipologia nuova per me, di punto in bianco sono passato all’enduro stradale per via di qualche acciacco e difficoltà a tenere una moto stradale potente, ma di stazza piuttosto importante. Mi sono reso conto che l’età non mi consentiva di tornare sulla moto abituale: meglio passare a qualcosa di più adatto ai giri di medio-lungo raggio con gli amici e a una ciclistica più morbida. Così è stata scelta la V85: può sembrare una decisione presa a tavolino, ma dopo aver effettuato diversi test ho escluso varie concorrenti stradali e non, tra cui una simile in casa Aprilia, proprio sulla base delle impressioni dirette per quanto limitate dal “giro prova“ consentito.
Ma non sono qui a raccontare sensazioni sulla base di un’esperienza limitata, sei mesi dall’effettivo ritiro: piuttosto vorrei derivare dalle diverse connotazioni tra moto stradale ed enduro turistica la tipologia del guidatore. Si rischia di cadere nella scoperta dell’acqua calda me ne rendo conto, ma sono differenze sostanziali, oserei quasi dire antropologiche.
Iniziamo dalla dimensione: una é moto compatta per quanto possa avere dimensioni consistenti, l’altra la definirei distesa, con le parti dimensionate per l’uso più vario, dal frontale protettivo al manubrio largo e sollevato, la seduta stretta e pedane che consentono di sollevarsi dritti. Poi la ciclistica, dove la risposta immediata della moto stradale crea la ragione prima della scelta. È inutile girarci attorno, la roadster nasce svelta e piace per quello, a prescindere da scomodità come esposizione all’aria e agli elementi, o magari la scarsa possibilità di carico. Chi non ha apprezzato la sensazione di libertà e di controllo su un bel percorso guidato che ti può dare una moto dalla ciclistica pronta e ben impostata?
Bene, fermiamoci qui, si tratta adesso di definire cosa ho scoperto nel passaggio di categoria: certo, l’impostazione di guida cambia, la seduta più eretta, maggior appoggio sulla sella, braccia allargate e nessun carico sui polsi, gomiti morbidi e spalle un pò sollevate; la distanza data dalla maggiore escursione sospensioni (5 cm, quasi una volta e mezzo più dell’altra) e del cerchio maggiorato; l’inclinazione ridotta dello sterzo, la leggerezza del braccio di leva; il peso distribuito sui due assi e non più carico sull’anteriore.
Da tutto questo deriva una visione della strada non solo focalizzata sull’asfalto e la curva, una percezione più allargata dell’ambiente intorno, più mediata e panoramica. La guida è più raccordata nei cambi di direzione, l’acceleratore va dosato in modo più progressivo non tanto per gli ingombri ma per il maggiore intervallo tra manubrio e appoggio a terra. C’è sempre la bella spinta in ripresa: avete presente la sensazione di facilità che vi dà una strada in salita, sapendo che potete avere un minor peso da gestire e che potete dare sfogo alla coppia nelle uscite di curva? Se la ciclistica è sana come nel caso di questa V85, la maggior altezza davanti dà proprio questo effetto, e il beccheggiamento nell’apri-chiudi è molto limitato, almeno su strada libera.
Nel bilancio devo dire che la moto è decisamente più utilizzabile soprattutto nei viaggi: ho tenuto medie autostradali non praticabili sulla naked, e nei percorsi guidati se ho perso qualcosa nella guida “d’attacco”, nulla manca nel piacere nell’impostazione della curva; per non dire del vantaggio sulle strade sconnesse. Un mio conoscente mi ha detto che non ho cambiato con una moto più piccola, gli ho risposto che questa in confronto è una carrozza.
Altro discorso è l’uso in città: se sei abituato a scivolare negli spazi consentiti dal traffico e all’apri-frena continuo, qui bisogna tener conto dell’escursione delle sospensioni, sensibile nelle frenate, devi allungare un po’ la visuale per prevedere i movimenti degli altri.
In conclusione si conferma la maggiore immediatezza della guida sulla stradale standard, l’enduro richiede più monitoraggio di quanto accade intorno.
Quindi nel passaggio tra le due categorie c’è un salto di civiltà, tipo il passaggio dal cacciatore nomade all’agricoltore? Abbiamo a che fare con due tipologie diverse di motociclisti, a prescindere da valutazione di mercato e costi?
Forse sì: il mezzo crea l’attitudine, o magari la stimola. Io devo dire che al momento non ho rimpianti, semmai curiosità di esplorare questa nuova dimensione, più interessante di quanto non prevedessi.